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      E perché tengono da parte nel fuoco un buren, che essi chiamano, che è una cazzuola piana di creta, o tiano che noi diciamo, e grande quanto un cribro, ma senza sponde intorno, quando veggono che quella sia tanto calda quanto bisogna (vi fanno molto fuoco di sotto, ma non lasciano giungere alla cazzuola la fiamma), vi pongono sopra quella iuca spremuta e ne empiono la cazzuola, fuori che due dita intorno, che non ve ne pongono, e fanno questa torta alta due dita o piú, stesa in piano; e perché quella tosto si quaglia, la volgono sottopra con certe tavolette che hanno in luogo di padella, accioché si cuoca anco dall'altra parte; e cosí, in tanto tempo quanto si fa una frittella di ova in una padella, o piú presto anco, si fa questa torta del cazabi, nel modo che s'è detto. Poi la tengono uno o due dí al sole perché s'asciughi, e diventa un buon pane. Dove sono molte genti e se ne vogliono fare gran quantità, operano molti cibucani e molte cazzuole. Questo è buon pane e di buono nutrimento, e si mantiene in mare, e lo fanno cosí grosso quanto è un mezzo deto per l'altre genti, e per le persone principali lo fanno cosí sottile come scalette: e questo ultimo lo chiamano sciausciau. E perché vi è che notare in questa pianta della iuca, che in altro luogo non si potrebbe cosí al proposito dire come qui, dove s'è di questa materia parlato, seguiremo a dirne il resto.
      Quello succo, che esce della iuca isprimendosi nel cibucan, è cosí pessimo veleno che con un picciolo e solo fiato che se ne tolga ammazza; e se ne fanno a questo medesimo succo mortale dare due o tre bolli lo mangiano gl'Indiani e vi fanno le suppe, come in un buon brodo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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