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      Ma quando veggono che si va raffreddando si restano di mangiare, perché, ancorché non ammazzarebbe, per essere cotto, dicono che è di mala digestione quando freddo si mangia. Se, quando questo succo esce dalla iuca, lo cuocono tanto che manchino le due parti e lo pongono al sereno per due o tre dí, si fa cosí dolce che se ne servono poi come d'un liquor dolce, mescolandolo con le altre loro vivande. E se, doppo che l'hanno fatto bollire e l'hanno tenuto al sereno, lo ritornano a fare bollire e serenare di nuovo, si fa egli agro di modo che come aceto o di liquor agro se ne servono, senza pericolo alcuno.
      Questa cosa del farsi agro e dolce consiste nelle cotture; e questa esperienzia ormai pochi Indiani la sanno fare, perché i loro vecchi sono morti, e i cristiani non ne hanno di bisogno: poiché per agro abbiamo in questa isola tanti aranci e limoncelli che non bisogna andare cercando d'avere quel succo che s'è detto, e per liquor dolce abbiamo nell'isola infinita copia di zuccari. Egli s'è adunque dimenticato quello che in questi duoi casi, dell'agro e del dolce, si dovea fare del succo della iuca, per servirsene. Quanto al vedere mangiare e fare le suppe nel fresco succo della iuca bollito, io l'ho molte volte veduto; e l'esperienzia d'ammazzare in un fiato bevendone, tosto che si spreme senza bollirlo, o mangiandosi la medesima iuca, s'è molte volte veduto, ed è qui e in tutte queste isole cosa assai nota.
      Si mantiene il pane del cazabi un anno e piú, e si porta per mare per tutte queste isole e per le costiere di terra ferma, e io e molti altri l'abbiamo fino in Spagna portato; e in questi mari e per queste contrade è un buon cibo, perché molto tempo si conserva senza corrompersi né guastarsi, salvo se si bagnasse.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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