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      Le foglie di questo cardo si somigliano alquanto a quelle della zavira, salvo che son piú lunghe e piú grosse e corpolente. Questo frutto si terrebbe in maggior conto se non ve ne fosse tanta copia, ma quelle di terra ferma tengo io migliori e maggiori che non sono quelle di queste isole.
     
      [vedi figur_15.gif]
     
      Non si mantiene questo frutto dopo che è maturo piú che quindeci o venti dí, ma quando sta nel suo debito tempo, che non si putrefa né corrompe, è assai buono, benché alcuni lo biasmano e tenghino che sia colerico: il che non so io di certo. So ben questo, che egli desta l'appetito, e a molti che per fastidio e nausea di stomaco non potevano mangiare ne fece venire la voglia, e diede loro sforzo e volontà di mangiare e di gustare. Il suo sapore a quel che può piú rassomigliarsi si è al melecotogno ch'abbia sapore di persico, e ha l'odore insieme e del persico e del cotogno; ma ha la pigna questo sapore mischiato con un certo che di moscatello, e per questo ha migliore sapore delli melicotogni. Un solo difetto ha, che fa che non piace a tutti i gusti, ed è che il vino, ancorché sia il megliore del mondo, non si gusta né diletta se dopo il mangiare questo frutto si bee. Che se dilettasse cosí come diletta doppo l'avere mangiato pere buone a cuocersi, o altre simili cose che fanno saporoso il bere a coloro che sono amici del vino, al parer di costoro queste pigne sarebbono unico frutto. E questo credo io che sia la cagione perché qui a molti non piaccia. Anzi, neanco l'acqua piace, bevendosi doppo queste pigne: ma questo, che alcuni il danno a questo frutto per difetto, a me pare che sia un suo gran privilegio ed eccellenzia, perché si debba dare a mangiare agli idropici e agli amici del bere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260