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      Dico di piú questo anco, che la carnosità di queste pigne ha come certe sottili sfilati, come gli hanno i costoli delli cardi che si mangiano nella Spagna, ma gli hanno cosí secreti e occolti al palato che poco disturbo over impaccio fanno nel mangiarsi; e per questo non sono utili per le gengive e per li denti, continovandosi il mangiarle di lungo. In alcuni luoghi di terra ferma di queste pigne ne fanno gl'Indiani vino, e lo tengono per una cosa salubre: e io ne ho bevuto, ma di gran lunga non mi pare come il nostro, perché è assai dolce, e niuno SpagnuoloIndiano manco ne beverebbe, avendo del nostro vino di Castiglia, ancorché il vino di Spagna non sia degli eccellenti del mondo.
      Si è tocco di sopra che queste pigne sono di varie spezie, e cosí è in effetto, perché sono di tre maniere particolarmente: una ne chiamano iaiama, l'altra boniama, l'altra iaiagua. Questa ultima maniera è alquanto agra e aspera, e dentro è bianca e vinosa. L'altra chiamata boniama è bianca di dentro, ma è dolce e stuposa alquanto. La iaiama poi è alquanto longhetta, e della fattezza di quella che qui di sopra dipinta si vede, perché l'altre due maniere delle quali s'è detto sono piú tonde; ma questa ultima è la migliore di tutte, e dentro ha un color giallo oscuro, ed è molto dolce e soave al mangiare, e di questa s'ha da intendere tutto quello che s'è detto di sopra in lode di questo frutto.
      In alcuni luoghi ne sono molte e dell'une e dell'altre selvaggie, che da per se stesse in gran copia per le campagne nascono; ma quelle che si coltivano sono senza comparazione migliori, e ben riconoscono il beneficio dell'agricoltore, perché sono piú delicate.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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