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      Questo colore della bicia non si può di leggiero poi togliere finché ne passino molti giorni, ma astringe assai la carne, e dicono che se ne ritrovano bene. Serve anco bene in questo agl'Indiani, che quando a questo modo dipinti stanno, perché la tintura è rossa e del colore del sangue, essendo feriti non si sbigottiscono tanto quanto quelli che di questo rosso dipinti non sono. Ma essi questo non sbigottirsi l'attribuiscono alla virtú della bicia; il che è una falsa opinione, e non nasce da altro che non parervi il sangue.
      Questa tintura, oltre che pare cosí brutta, non ha né anco buono odore, per cagione delle gomme o delle altre cose che in questa mistura entrano. Per lo combattere adunque, e parere feroci nella battaglia, si dipingono (come s'è detto) di tal colore. E non ci dobbiamo di ciò maravigliare, poiché i Romani, quando trionfavano, andavano sopra il carro in seggia indorata assisi e con la veste palmata indosso, e nondimeno col viso tinto di rosso, ad imitazione dell'elemento del fuoco, come scrive Cristoforo Landino esponendo la Comedia di Dante. Né solamente gli antichi Romani questo costume ebbero, perché piú compiutamente il serbarono gli Inglesi, che (come Cesare ne' suoi Comentarii scrive) solevano tingersi con un certo unguento di color bigio o rosso, per comparire con piú orribile aspetto nella battaglia. Di questi Inglesi questo autore stesso scrive altri vizii, che sono di tanta o maggiore admirazione che gli errori di questi Indiani, perché dice che dieci e dodeci uomini avevano una moglie commune, massimamente fratelli con fratelli e padri con figli; e quando ne nascevano i figliuoli poi erano di colui che aveva prima toccata e goduta la sposa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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