Pagina (790/1260)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E ancorché ne venisse, non restavano di fare ogni sorte di corde delle scorze di questi alberi, perché ne riescono assai buone e durano assai.
     
     
      Dell'albero che chiamano cibucan, e del suo frutto.
      Cap. XVI.
     
      Il cibucan è un albero de' buoni che siano in questa isola Spagnuola, e ha la foglia come salce, e produce un frutto come avellane bianche, e che ha dentro granelli minutissimi che paiono lendini. E benché questa comparazione sia brutta e schifa, è nondimeno il frutto dolce; e ho detto a quel modo perché molti chiamano questo cibo il frutto o l'albero delli lendini, benché si possa anco dire che come sale minutissimo siano. Il legno di questo albero è assai buono; e sono questi alberi assai freschi e di bella vista. Non si ha intendere, per questo nome di cibucan, che quella vite o soppressa dove si spreme il pan cazabi si faccia di questo albero, né sia questo albero: perché non ha a fare nulla con questo albero quella sacchetta o soppressa dove si purga il cazabi, ma è solo perché la lingua di questi Indiani è povera, e con una voce stessa chiamano molte cose; come si vede anco che non ha nulla che fare con quel fiume chiamato Nigua quello animaletto maledetto minor che pulce, che se ne entra ne' piè, e chiamato nigua medesimamente. Ma non ci debbiamo di ciò maravigliare, poiché vediamo anco che il Portoghese chiama il coltello e l'achinea d'uno stesso nome, faca; e il Castigliano, per onorare una donna e dire che ella sia savia, la chiamerà cuerda, e chiamerà cuerda medesimamente una corda d'arco o di balestra o altra corda comune.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Spagnuola Indiani Nigua Portoghese Castigliano