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      Il frutto di questo arbore è il migliore che sia in questa isola Spagnuola, e di buon sapore, ed è tondo al possibile, benché ve ne siano alcuni non tanto tondi. È grosso quanto un pugno e mezzo, e come un pugno, e qualche poco meno. Ha una scorza che pende al color leonato, ed è aspera alquanto e simile alla scorza delle perazze, ma è piú dura e piú densa. Alcuni di questi frutti hanno un osso, altri ne hanno due, e alcuni tre giunti insieme ma distinti nel mezzo del pomo, a modo di semi, coverti d'una teluzza sottile. E questi semi hanno il colore e la coverta d'una castagna mondata; anzi, tagliandoli si vede che hanno dentro la carnosità della castagna, e le sono simili, di modo che per essere castagne non manca loro altro che il sapore, percioché questo osso, o seme per dir meglio, è amarissimo come un fele. Fra la teluzza sottile che cuopre questo osso e la prima scorza di sopra del pomo sta una carnosità di color leonato o quasi, e ha sapore di cotogno o di persico, anzi ha migliore sapore, ma non è cosí sugosa come il persico, né cosí odora. Posta una fetta della carnosità di questo frutto in un piatto, da chi non lo conoscesse e non l'avesse veduto tagliare sarebbe giudicato per un cotogno di quelli di Valenzia buoni, ancorché non avesse cosí il sapore di zuccaro. La carnosità che è in questo frutto, fra l'osso e la scorza di sopra, è grossa un deto o poco meno ne' frutti grossi, e alcune volte assai meno della metà d'un deto, secondo la grandezza o la picciolezza del mamei.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Spagnuola Valenzia