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      Io ho veduto qui che d'alcuni alberi si producono e ne escono quei zanzali che si sono detti di sopra, e d'alcuni altri nascano certi pavegi o farfalla, come d'altri nascano vermi e gorgoglioni e altri animaletti di diverse spezie. E sono anco diversi alberi che generano i medesimi animali. A questi therebinti di qua, o qualunque alberi si siano che cosí si chiamano (che già non cresce per questo loro l'autorità), manca molto di quel che Plinio diceva perché tali alberi siano; percioché, se ben gettano resina, non è però terbentina, senza che né lo sente, né il frutto si conforma con quello che egli del therebinto dice. Questi sono grandi alberi, e sono i zanzali lor molto amici; ma non hanno la sementa che dice Plinio, né il frutto loro ha quella forma che egli ne scrive. E io per me non li tengo per therebinti, finché non se ne intende maggiore verità e che l'isperienzia e 'l tempo ce l'insegni. Egli è il vero che Plinio non pone una spezie sola di therebinti, ma ne pone quattro spezie, come son quelli della selva d'Ida in Troia e quelli di Macedonia e quelli di Damasco e quelli di Soria. Sí che, poi che egli quattro spezie ne pone, non so se la natura con queste poche si contentò, o s'egli le seppe e pose tutte. Ma il tempo lo ci dirà, che io mi credo che sia piú quello che Plinio non scrisse di queste materie che quello che egli ne seppe, benché egli sia tenuto per il primo e piú copioso autore che abbia di queste naturali istorie scritto; perché, di piú che egli raccolse gli scritti di tutti gli autori passati fino al suo tempo, vi cumulò anco assai materie e cose al medesimo proposito, come prudente scrittore e savio.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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