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      Ma, ritornando al proposito nostro, dico che sono ora molti in questa isola che sanno fare questo balsamo, che (come alcuni vogliono) si fa di pezzotti di questo albero, dai quali cotti in acqua esce un liquore come olio o piú denso, e di colore d'un vino cotto chiaro. E se ne servono poi per le ferite fresche di cortellata o lanzata o altra simile, pure che sia fresca, perché tosto ristagna il sangue. Né s'è veduta né si sa altra cosa medicinale che saldi cosí presto e chiuda la piaga come fa questo. E certo si sono viste grandi esperienzie di questo balsamo in ferite grandi e mortali, che le ha curate e sanate bene e in breve tempo, e mitiga il dolore di cosí fatte ferite. Molti affermano che giovi anco ad altre grandi e gravi infermità, che si sogliono tenere per incurabili. Ma in questo io mi rimetto a quelli che ne hanno fatta l'esperienzia, perché io non l'ho veduto usare né esercitare; ne ho ben da molti che l'hanno provato udito dirne gran cose e darli gran lodi.
      Ho bene anco all'incontro udito da molti altri biastemarlo, e dire che è pericoloso dove non si sa applicare, e spezialmente in quello dove è la maggiore sua eccellenzia, che è del consolidare le ferite fresche, perché assai presto fa questo effetto, e nel chiudere la piaga bisogna avere molta avertenzia. Ma non mi maraviglio che questo sia cosí, poi che può anco alcuno mangiare tanto pane che li farà poco utile, e può tanto vino bere che s'imbriachi e s'infermi: ma queste cose, e mangiate e bevute moderatamente, mantengono la vita e il corpo sano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260