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      Delli serpi e biscie di questa isola Spagnuola.
      Cap. VIII.
     
      Sono innumerabili le biscie di questa isola Spagnuola, e di tutte l'altre isole e terra ferma di queste Indie, e vi sarebbe tanto che dire di loro che, a volerne particolarmente scrivere, sarebbe un non venire mai a capo: perché ve ne sono verdi, ve ne sono berrettine, ve ne sono nere, e una piú verde che un'altra, e alcune d'un color quasi giallo. E come sono differenti ne' colori, cosí sono anco nella grandezza, benché siano tutte picciole, e altre dipinte, altre lineate di vari lavori e colori, e di ognuna di queste spezie ve ne ha gran copia. Ve ne sono altre che, quando si fermano a mirare l'uomo, cavano fuori del gozzo all'aere una cresta tonda e rossa; e mentre ferme stanno la tengono a quel modo fuori, nel partirsi poi la ritornano dentro nel gozzo. Ve ne sono altre alquanto maggiori delle ordinarie e communi biscie di Spagna, e due e tre volte maggiori anco, ma non cosí grandi però quanto sono gli scorzoni di Castiglia.
      Ma lasciamo le biscie, perché sarebbe cosa da non venirne mai a capo, e sono qui molto comuni, e veniamo a parlare dei serpi; de' quali dico che in questa isola Spagnuola ve ne sono molti e di molte sorte e dipinture e grossi, ma è comune opinione degli abitatori di questa isola, e cristiani e Indiani, che non siano velenosi. Venendo io da terra ferma a questa isola, nel 1515, passai il fiume di Neiva in una zattera di canne, presso dove questo fiume entra in mare molto furibondo e largo, e conducevano questa zattera notando intorno 10 o 12 Indiani.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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