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      Era il fiume quasi un miglio largo, dove il passai di quella maniera che io diceva; e perché alcuni Indiani e Indiane che il fattore e io menavamo da terra ferma andavano notando, e per l'ampiezza del fiume si stancavano, s'afferravano alle canne della zattera, e quanto quelli del caciche aiutavano, tanto questi altri impedivano e disturbavano il viaggio; onde, dove io assiso andava, non poteva fuggire che l'acqua non mi desse quasi fino alla cintura, perché poteva fra le canne facilmente entrare. E perché tutte le canne di questa isola sono massiccie, e gli Indiani stanchi vi s'aggrappavano sopra, sempre s'andava piú la zattera affondando.
      Portava io con meco, del secretario Lope Conciglio e di raccomandati d'altre persone particolari e mie, piú di tremila castigliani d'oro in verghe, le quali io alcuna volta pensai che dovessero restare nel fiume. Onde, perché questo non avenisse, legai molto bene tutto l'oro in una tela, e con una buona cordella vi diedi molte volte, lasciandovi un capo lungo di piú di 12 o 15 braccia, con pensiero che, affondandosi del tutto la zattera, avrei io con meco quello oro tolto, o datolo a qualche uno di quelli Indiani migliori natatori, o l'avrei lasciato andare al fondo, restandovi nel capo di sopra della corda un bastoncello che io aveva legato per segnale. Io andava scalzo e in camicia, e m'aveva ben legate le falde e le maniche della camicia per notare, se bisognato fosse.
      Ma volse il nostro Signore, per sua clemenzia, che passassimo tutti a salvamento, benché con molto pericolo e stanchezza: perché la corrente del fiume era molta e ci dibatteva forte, onde ci portò e pose quasi alla bocca del mare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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