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      Quello medesimo giorno il pilotto maggiore Antonio Alaminos fece una altra richiesta al capitano, e diceva che, perché non andava tale da potere dare buon conto dell'ufficio suo, il richiedeva che avesse dovuto dare quel carico ad un'altra persona, perché da quella ora in poi si restava d'essercitare piú l'ufficio di pilotto maggiore. Rispose il capitano che non gli toglieva né gli voleva torre il suo ufficio, anzi gli diceva che facesse come doveva per avere a dare buon conto di sé e dell'ufficio suo. E cosí, in richieste e proteste, se ne passò una parte di quel giorno. Non era necessario per l'istoria dire questo, perché sono cose di poca sustanzia e di meno sapore a chi le legge, ma l'ho dette perché mi pare che siano di qualità che possono essere un aviso per chi naviga e ha cura di qualche armata, accioché con questo esempio impari a soffrire, che certo bisogna avere molto giudizio e pazienzia per avere a comportare e soffrire un marinaio discortese, delli quali ne sono gran parte discortesi e mal creati. Vedete che proposito di pilotto, andar in simili tempi facendo richieste e proteste. Avrebbe ben potuto egli imbattere con capitano che l'avesse in una antenna appiccato per la gola. Ma passiamo oltre.
      Il dí seguente, che erano alli tredeci di maggio (e fu il giorno dell'Ascensione), giunse l'armata in una certa bocca della terra di Iucatan, e alla vista pareva che fosse una ponta dell'isola, ma ella entrava fra certe seccagne e scogli, onde con travaglio vi entrarono le navi, pensando per quella via ritrovare l'uscita.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Antonio Alaminos Ascensione Iucatan