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      Il capitano fece condure in nave i feriti, ed esso restò in terra perché si fornisse di prendere l'acqua, perché alcuni dicevano che ne avevano di bisogno di piú di quella che tolta avevano. Egli fece di nuovo caricare l'artiglieria presso al pozzo, e si vedevano alcuni Indiani presso al bosco, ma tosto tutti si nascondevano e fuggivano quando i nostri qualche tiro facevano. Ed essendo ben calato il sole, vennero certi Indiani disarmati presso a' nostri a chiedere pace, e il capitano mandò loro uno incontra a sapere che volevano, il quale ritornò e disse che li pareva che il caciche volea la pace ed essere suo amico, e li manderebbe da mangiare e oro e verrebbe a vederlo. E detto questo (se ben seppero i nostri intenderlo) se ne ritornarono gl'Indiani a dietro, ma ritornarono poi due o tre volte a dire il medesimo. Allora il capitano mandò Antonio d'Amaia e 'l commendator Pietro d'Alvarado capitano ad intendere bene che cosa coloro volessero. Costoro andarono e parlarono con coloro, e se ritornarono al capitano con una maschera di legno indorata di sopra con una sfoglia d'oro sottile, e dissero che, per quello che ne avevano potuto a' segni intendere, il caciche mandava a lui quella maschera in segno di pace, e che voleva essere suo amico e che verrebbe a parlarli e li porterebbe molto oro. E tutta quella sera non fecero altro gl'Indiani che andare e venire con imbasciate. Onde il capitano mandò di nuovo Antonio d'Amaia e lo scrivano Godoi a dirli loro, il meglio che avessero saputo dargliele ad intendere, che non avessero paura.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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