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      E che solevano questi sacrificii fare d'altri Indiani co' quali guerreggiavano. Questo stesso parve a' cristiani che esser dovesse, per quello che ne vedevano, e perciò il capitano chiamò quel luogo l'isola de' Sacrificii.
      Essendone il capitano Grigialva ritornato in nave, quel dí stesso mandò il capitan Francesco di Montegio sopra una barca, con uno Indiano di quella provincia, per intendere che cosa volevano certi Indiani, che in fin dalla riviera chiamavano, mostrando certe bandiere. Andato il capitan Francesco in terra, ne ebbe molte coverte o mante dipinte assai belle. E dimandati essi s'avevano oro, risposero che ne porterebbono verso il tardo: e cosí se ne ritornò il capitano in nave. Verso il tardo venne una canoa con certi Indiani, che portarono alcune mante e dissero che ritornarebbono il dí seguente con molto oro, e cosí se n'andarono. La mattina seguente comparsero nella spiaggia della isoletta certe bandiere bianche, e chiamavano i cristiani: onde il capitan Grigialva deliberò di andare in terra, e v'andò, e ritrovò sotto certi rami d'alberi steso un tapeto o manta, sopra la quale stavano certi tiani piccioli pieni d'uccelli tagliati e cotti nel suo brodo gialletto, che parea che stesse acconcio con spezie. Ma perché era venerdí, non volle niun cristiano mangiarne. Vi erano anco certe pizze di maiz o d'altri frutti, in luogo di pane. Avevano anco ivi il maiz in spiga, cosí tenero che parea cotto, per dare a mangiare al capitano e agli altri che erano smontati seco.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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