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      Alli sedeci di luglio poi fecero vela le tre caravelle, e uscí dal fiume la minore prima. Appresso poi la capitana, la quale errò il canale e diede molti colpi in terra in quelle seccagne, onde si vidde in molto pericolo, e con travaglio uscí nel mare, facendo molta acqua. Il perché fu forzata a tornarsi nel medesimo porto, che già non stava tal da potere navigare; per alleggerirla posero su le barchette parte delle genti, la quale, smontata a terra presso alla foce del fiume, ritornarono le barche ad aiutare la capitana.
      Ma in questo mezzo che quelli pochi cristiani stavano in terra, vennero dall'altra parte del fiume alcuni Indiani, che un picciolo squadrone fatto avevano, perché poco piú di venti potevano essere. Allora, con parere di tutti, andarono per la ripa in su quattro di que' nostri che stavano in terra, col proveditore Francesco di Pignalosa; e si fermarono dirimpetto a quelli Indiani, dove era il fiume piú stretto, per vedere di potere meglio intendere che gente fosse quella e che facessero. Tre o quattro di quelli Indiani passassero allora sopra una canoa il fiume. I nostri, che stavano in terra presso la foce del fiume, andarono tutti dove i quattro loro compagni erano, per sapere che cosa coloro volessero, e ritrovarono che avevano quelli Indiani loro dato trentadue azze o ascie picciole, come quelle che si sono dette di sopra, e poste tutte nelle loro aste, e certe mante grosse di cottone di poco prezzo, e una tazzetta medesimamente lavorata d'oro, e un alvaretto di oro lavorato, e un pomo di metallo fatto a modo d'un guaiabo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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