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      Sí che, essendo Francesco di Garai partito, restò l'isola di Iamaica sotto il governo dell'admirante don Diego, e poi dell'admirante don Luigi e de' luogotenenti e ministri, perché nelle 4 isole che si son dette abitate da' cristiani e in quella di Cubagua, della qual appresso si tratterà, ha l'admirante giurisdizione, ma sotto la superiorità però della audienzia reale e cancellieria, che risiede in questa città di San Domenico. E questo basti quanto alla conquista e governo di Iamaica e delle sue genti.
      Vi sono in quella isola due terre picciole abitate da' cristiani: la principale è chiamata Siviglia, e sta dalla banda di tramontana. L'altra si chiama Oristan, e sta dalla parte di mezzodí. La chiesa principale sta in Siviglia, sotto titolo d'abadia, e ne' tempi dietro ebbe buone entrate, quando il cronista Pietro Martire l'ebbe e vi fu abbate; ora non frutta tanto, perché, come si è altrove detto, queste nuove delle ricchezze che ogni giorno si discuoprono in terra ferma hanno molto diminuito il numero degli abitatori di tutte queste isole. Ma non già per questo merita di essere posta in oblio questa di Iamaica, perché nel vero ella è assai buona e fertile e salubre e di buone acque, e molte cose concorrono a farla stimare e tenere per buona, perché ha buoni e sicuri porti e belle e gran pescherie, con tutto quello che si può desiderare nelle buone provincie dell'Indie.
      Ma perché la perdita di Francesco di Garai e la sua rovina fu cosa molto notabile, e fu esso un degli adelantadi che sotto questo titolo sono infelicemente in queste Indie morti, si dirà di lui piú a longo quando delle cose della Nuova Spagna si tratterà, perché non fa al proposito di questa isola dirne piú di quello che se ne è detto, e che ivi lasciò agli eredi suoi una buona facoltà e un buono ingegno da zuccari, con altre cose, senza che in questa città di San Domenico anco aveva assai; ma egli assai piú spese e perdé che non lasciò, per cagione di quella sua spesa e armata, con la quale impresa, pensando diventare piú ricco, impoverí, e vi lasciò poi la vita, con avervi mal speso il tempo e mangiato con amici ingrati la robba.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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