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      E potrò parlarne come testimonio di vista, perché fino ad oggi pochi o niuno di quelli che sono in queste Indie passati hanno avuto migliori perle di me, in alcune pezze segnalate nelle quali io perde' il prezzo che mi costarono, perché non le potei longo tempo presso di me avere: percioché queste cosí fatte gioie non l'hanno a vendere se non quelli che le cercano, e non si ha a cercare chi le compri, come ho fatto io. Ma questo si dirà piú copiosamente appresso. Passiamo ora a dire del discoprimento dell'isola di Cubagua e delle sue perle, perché ivi si sono ritrovate in assai maggiore quantità che in niuna altra parte, e ivi si viddero le prime che in tutte queste Indie si vedessero.
     
     
      Del discoprimento dell'isola di Cubagua, dove si pescano le perle e dove prima in queste Indie si viddero; e come n'ebbero i cristiani notizia.
      Cap. I.
     
      Il terzo viaggio e discoprimento che il primo admirante don Cristoforo Colombo di queste Indie fece fu nel 1496, perché nel mese di marzo di quello anno partí dal porto di Calis con sei caravelle bene armate, come di sopra nel terzo libro si disse, e per viaggio ne mandò tre alla volta dell'isola Spagnuola; con l'altre tre fra pochi giorni giunse all'isole di Canaria, dove provedutosi d'acqua e legne e d'altre cose per il viaggio, corse a riconoscere l'isole di Capo Verde, chiamate dagli antichi Gorgoni. Dalle quali fece volgere le prode e correre da 150 leghe verso il sudueste e, secondo dice il pilotto Hernan Peres Matteo, che oggi in questa città vive, gli sopragiunse tanta tempesta che li ridusse a termine che tagliarono gli alberi della mezzana e gettarono gran parte del carico in mare, e in tanto pericolo si viddero che pensarono di perdersi, e corsero al norveste e andarono a riconoscere l'isola della Trinità. Ma questa tempesta che il pilotto Hernando Peres Matteo dice, non l'approba don Fernando Colombo che oggi vive, figlio dell'admirante, che si ritrovò con suo padre nel medesimo viaggio; anzi dice che questo travaglio nel quale si ritrovarono fu di calma e di tanta arsura che i loro vasi di legno si aprivano, e il formento che portavano loro si putrefaceva, onde necessariamente aleggiarono e si scostarono dall'equinoziale.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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