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      Onde puoté tanto la malvagità d'un solo Indiano, chiamato Ortega, che gli altri per suo consiglio si piegarono a doverlo ammazzare. Il perché dissero poi gl'Indiani che per questo peccato castigati furono, percioché in quelli tre dí che il tennero vivo sempre stette quel beato martire in orazione co' ginocchi in terra; e quando poi il presero per farlo morire, gli gettarono una corda al collo e se lo strascinarono crudelmente, facendogli mille vituperii e dandogli varie maniere di tormenti. E perché esso li pregava che lo lasciassero ginocchione e fare orazione a Dio, e che mentre orava l'ammazzassero o facessero di lui quello che essi volevano, furono contenti di compiacerli in questo. Onde, mentre che egli con molte lagrime si raccomandava a Dio, li diedero tal colpo in testa che l'ammazzarono. E morto che l'ebbero vi usarono mille poltronerie, perché lo strascinarono senza niuna pietà ora ad una parte ora ad un'altra, e ne fecero mille altri strazii.
      Degli altri religiosi che stavano in Chiribichi non ne scampò niuno; gli ammazzarono di giorno, stando l'un di loro dicendo messa e gli altri nel coro dicendo l'ufficio. E tanta crudeltà vi usarono che ammazzarono anco i loro commessi e servitori, fino ad un maccietto col quale cavavano l'acqua da un pozzo, che il saettarono. In effetto fino alle gatte del convento perseguitarono, per non lasciarvi anima in vita; e in amendue questi monasterii bruciarono l'imagini e le croci; e d'un crocifisso grande che i frati di san Francesco avevano ne fecero pezzi, e li posero poi per li passi e per le strade piú segnalate, come si suol fare di qualche malfattore, del quale ne pone in diversi luoghi la giustizia i quarti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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