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      Gl'Indiani, quando prendono questi naccaroni per mangiarli, non gettano già via le perle che vi ritrovano, ancorché nulla vaglino, né i nostri mercadanti anco le buttano quando le hanno per le mani, perché le mischiano con le buone fine che dalle ostreche cavano e vendono ogni cosa insieme, acioché sia il peso maggiore. Il che non è altro se non come se uno vendesse il grano e vi mischiasse spelta, o se vendendo l'orzo vi mischiasse la avena; e già non è arte dove gli avari negozianti non usino fraude e inganno. Nelle perle adunche di questi naccaroni si commette frode, come s'è detto, vendendole con l'altre buone: ma quelli che sono accorti e hanno di queste fraude notizia a meno prezzo le comprano. E nel vero che nella spezie loro questi granelli che dentro questi naccaroni nascono sono tondissimi, e se ben sono le loro conche longhe, essi assai rade volte al longo pendono: e pare una cosa strana che ne' nicchi lunghi vi nascano per lo piú tonde le perle, perché quelle che sono della forma del pero tutte nascono nelle ostreche tonde.
     
      Ma passiamo ora a dire del modo nel quale gl'Indiani le perle pescano.
     
     
      Della maniera che gl'Indiani, e i cristiani anco, tengono nel pescare e prendere le perle.
      Cap. X.
     
      In questa isola di Cubagua, della quale qui principalmente si tratta, si esercita piú che in altra parte di queste Indie la pescheria delle perle, e a questo modo le prendono. I cristiani che a questo guadagno intendono hanno gli schiavi indiani, gran nuotatori, e ciascuno manda i suoi in una canoa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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