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      In ogni canoa vanno sei o sette e piú e meno nuotatori, che dove loro pare o sanno che maggiore caccia fare debbino se ne vanno: e ivi sopra l'acqua si fermano. Poi, restando un solo per reggere la barchetta, gli altri tutti si pongono a nuotare sotto acqua e vanno fino giú a ritrovare il terreno. Ciascun di costoro, doppo che è stato buon pezzo sotto acqua, esce fuori e nuotando si va a porre nella canoa, con l'ostreche che prese ha, perché nelle ostreche, o conche che dir vogliamo, si ritrovano le perle, e ne' nicchi o naccaroni che si sono detti di sopra. Le quali ostreche ciascuno pone e porta in una borsa di rete, fatta per questo effetto istesso, e se l'attacca o alla cintura o al collo. Ora, entrato il nuotatore nella canoa, si riposa alquanto e se vuole mangia anco qualche boccone; e poi ritorna a porsi giú sotto l'acqua di nuovo e ne esce con le ostreche come prima. E di questo modo fa molte volte il giorno; e cosí tutti gli altri nuotatori anco fanno.
      Venendo la notte, o quando loro pare tempo di riposare, si ritirano nelle isole a casa loro e consegnano tutte le ostreche prese al padrone loro o al suo fattore, che le ripone e fa loro dare da cena; e quando ha poi grande quantità di ostreche le fa aprire, e in ogni una di loro ritrovano perle. In alcuna non ne ritrovano piú che uno granello solamente, in alcune altre dua e tre e alle volte quattro e cinque e sei e dieci, e piú e meno granelli, secondo che ve li pose la natura creandoli. Le perle si ripongono e la carnosità delle ostreche si mangiano, se vogliono, e se no la buttano via, perché ve n'è tanta copia che s'aborrisce quel cibo e stomaca; tanto piú che, come s'è detto, sono d'assai dura digestione, e non di cosí buon sapore come sono l'ostreche nostre di Spagna.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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