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      E questa è una delle cause perché in alcune cose si erra, e per colpa del tempo e per la malizia delli diversi informatori che vi vanno in mezzo. Ma io non voglio piú di ciò fare parola, perché non sarebbe né è al proposito di questa istoria, benché assai al proposito fosse per lo naturale rimedio del quale hanno tanto queste Indie bisogno.
     
     
      Di certi corsari stranieri che sono passati in queste Indie, e di quello che è loro avvenuto.
      Cap. XIII.
     
      Nel 1517 un corsaro inglese, sotto colore di venire a discoprire, se ne venne con una gran nave alla volta del Brasil nella costiera di terra ferma, e indi attraversò a questa isola Spagnuola e giunse presso la bocca del porto di questa città di San Domenico, e mandò in terra il suo battello pieno di gente e chiese licenzia di potere qui entrare, dicendo che venia con mercanzie a negociare. Ma in quello instante il castellano Francesco di Tapia fece tirare alla nave un tiro d'artegleria da questo castello, perché ella se ne veniva diritta al porto. Quando gli Inglesi viddero questo si ritirarono fuori, e quelli del battello tosto si raccolsero in nave. E nel vero il castellan fece errore, perché, se ben fosse nave entrata nel porto, non sarebbono le genti potuto smontare a terra senza volontà e della città e del castello. La nave adunque, veggendo come vi era ricevuta, tirò alla volta dell'isola di San Giovanni, ed entrata nel porto di San Germano parlarono gli Inglesi con quelli della terra e dimandarono vettovaglie e fornimenti per la nave, e si lamentarono di quelli di questa città, dicendo che essi non venivano per fare dispiacere, ma per contrattare e negociare con suoi danari e mercanzie.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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