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      Ma s'offeriscono cose alle volte agli uomini che, ancorché conoschino i pericoli del mare, non possono però fuggirli, chi per necessità di procacciarsi la vita, chi per finire quello a che obligati sono, e per altre varie occasioni, che non possono i buoni senza vergogna restare d'avventurarsi in simili pericoli. E a questo modo ho io apparato di scrivere e di notare queste cose, che non si possono cosí bene sapere da chi scrive e non naviga.
      Ma, lasciando tutte queste cose da parte, che sono quasi ordinarie a quanti vanno per mare, passeremo ad altre maggiori e piú particolari, ognuna delle quali è un miracolo, e da dovere molto lodare Iddio tutti quelli che simili naufragi udiranno o leggeranno, ma piú quelli che a tali termini si ritrovarono e l'esperimentarono. Onde di qui nacque quel proverbio volgare che dice: "Se voi sapere orare, impara a navigare", perché senza dubbio è grande l'attenzione che li cristiani in simili necessità hanno in raccomandarsi a Dio e alla sua gloriosa madre, e cosí pare che allora esauditi e soccorsi miracolosamente siano, come per li seguenti esempi si vedrà.
     
     
      D'un padre e d'un figliuolo che andarono per lo mare sopra una tavola, finché il padre morí; e come il figliuolo iscampò.
      Cap. II.
     
      Venia nel 1513 una nave di Spagna a questa isola Spagnuola, ed errando il cammino andò a dare di traverso nella costiera di terra ferma, presso al gran fiume che sta sotto al porto di S. Marta. In questa nave andavano un padre e un figlio di Siviglia, e veggendo tutti non potere scampare, perché non vi era rimedio che il vassello non s'andasse a perdere, e che, di piú del pericolo del mare, andavano a terreno d'Indiani fieri e non soggiogati, da' quali, ancorché dal mare scampassero, sarebbono stati tutti morti, disse il povero vecchio a suo figlio, che era giovane di 25 anni, queste parole: "Figliuolo, tu vedi che questa nave è persa e va a dare di traverso in terra, onde non possiamo se non miracolosamente scampare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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