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      Essi tosto fra sé compartirono quel poco di biscotto, che chi piú n'ebbe non ne ebbe piú che una oncia e mezza. E in vece d'acqua, che non ne avevano goccia per bere, si lavavano nel mare le mani e 'l viso, e quella amara e salsa umidità era loro in vece di bere. Altri sodisfacevano in parte alla sete con la propria urina, e tutti del continuo con lagrime e sospiri chiamavano Iddio e la sua gloriosa madre, e spezialmente si votarono a nostra Signora dell'Antica, che sta nella chiesa maggiore di Siviglia: e piacquele d'esaudirli, perché in capo di 11 giorni si ritrovarono la mattina a due o tre leghe da questa isola Spagnuola, e conobbero la terra, e il pilotto che s'è detto disse: "In questo paraggio che noi andiamo ora sta il porto d'Argento". E cosí fu, che poco piú doppo mezzogiorno giunsero a quel porto, e saltati in terra si discalzarono, e ringraziando infinitamente Iddio se n'andarono diritti alla chiesa a rendere quelle grazie a Dio e a sua gloriosa madre, che per cosí segnalata mercé e miracolo rendere loro dovevano.
      E cosí alcuni si restarono nell'isola, altri se ne andarono in Spagna; e l'anno seguente del 1515 parlai col medesimo pilotto Anton Calvo dentro la chiesa maggiore di Siviglia, e da lui e da altri di quelli che con lui in quel caso ritrovati s'erano intesi tutto quello che io qui n'ho scritto. Ed è già questa cosa assai nota e publica, cosí in questa isola Spagnuola come in Spagna.
     
     
      Di un giovane Portoghese che, andando una nave a tutte vele, si gettò a nuoto con un pappafico in testa per passare ad un'altra nave dell'armata, e fu da un'altra nave che veniva appresso ricuperato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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