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      Ed è opinione che la mercanzia e robba che fu gettata qui in mare valesse piú di diecimila ducati.
      Ora, perché le genti si ritrovavano molto stanche, e le navi stavano tutte aperte per la gran tempesta e facevano tanta acqua che non si potevano navigare (perché a cavarne dí e notte l'acqua con le trombe non bastavano a votarle, tanta ne sopragiungeva del continuo dell'altra), deliberarono di ritornar a dietro, e piacque a Dio di condurle miracolosamente al detto porto d'Argento, dove smontarono le genti sane e salve, ma non poco spaventate. E la maggior parte delle robbe che erano restate di non gettarsi in mare erano guaste e bagnate, anzi putrefatte, per tanti giorni che erano state a quel modo.
      Con queste due navi se ne era già nel mare accompagnata un'altra, che venia dalla Nuova Spagna, carica di prosciutti e d'altra carne salata di porci: il che è cosa nuova e da notarsi, perché quindeci anni a dietro non era in terra ferma porco alcuno. Quelli di Spagna e quelli che vi si portarono poi da queste isole vi sono tanto moltiplicati che è cosa da non credersi, e ne vanno le navi cariche di prosciutti in Spagna. Questa nave adunque che io dico andava di questa mercanzia carica, e portava 50 mila castigliani: ventimila ne erano di Sua Maestà, e gli altri di persone particolari, secondo che l'altre due navi dicevano averlo da questa altra terza inteso. Ella fece ogni sforzo di seguir il suo cammino, ma per quella tempesta che tanto l'altre due afflisse non puoté: onde a' 22 di novembre del medesimo anno giunse nel porto di questa città con le gabie perse e con altri molti danni.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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