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      Ritrovandosi adunque questa afflitta gente cosí sbigottita e travagliata dalla fame e dalla sete, senza speranza di potere avere come sostentarsi, essendo già una ora di notte entrarono nell'isoletta cinque testudini grandi. Il che quando fu detto al licenziado, che alquanto indi scostato s'era, raccomandandosi a Dio rispose: "Io l'offerisco alle cinque piaghe di nostro Signore, dalle quali la nostra salute nacque"; e alzatosi se n'andò con colui che questa novella portato gli aveva. Benché siano assai grandi questi animali, nondimeno, perché n'avevano delle altre nelle altre parti di queste Indie viste, non se ne maravigliarono, né fu poco il piacere che n'ebbero. Le rivoltarono tosto sotto sopra, perché cosí rivolte non si possono dimenare né muovere. Ve n'erano cosí grandi, alcune di queste cinque, che il licenziado istesso con altri sei uomini cavalcarono sopra una di loro, che caminando li portava sopra. E perché non paia errore il mio, né che troppo mi allarghi in questo, in questa stessa città sta ora il licenziado Zuazo, che ne farà fede e lo dirà; e senza che egli lo testifichi, io l'ho vedute nella costiera d'Acha, in terra ferma, e in altre parti, quasi della medesima grandezza che ho detta.
      Sí che, ritornando all'istoria, già aveva ben letto il licenziado che, se ben ogni sangue ha in sé qualche veleno, quello della testudine nondimeno è buono e appropriato anco per li leprosi; e in effetto le testudini sono sanissime e contra molte infermità, come fa fede Plinio. Anzi, io credo che con questi animali si rimediò in parte all'infermità e mala disposizione e freddo che preso avevano, di piú di estinguere la fame e la sete, che era un de' maggiori inimici della loro vita.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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