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      Ora, quando la mattina fu giorno, perché la sete era insopportabile ed erano cinque giorni che bevuto non avevano, fece il licenziado aprire una di quelle testudini che rivolte sottosopra stavano, e torli da dosso la sua conca o scorcia superiore. Ed esso prima che niuno altro bevve un gran sorso di quel sangue, che pareva un orrore e spavento grande alla compagnia; e nettato che si fu, perché parve che esso avesse agli altri fatta la credenza, si gettarono tosto l'un sopra l'altro sopra quella stessa testudine, come se veduta avessero qualche osteria di buon vino, o pure quella salubre riviera del Tago, che è una delle miglior acque di Spagna. Non fu mai bevenda piú dolce a gente alcuna che si fosse questo sangue a costoro; e nell'alzarsi ciascun da bere, prima che di quel sangue si nettasse il viso, alzava le mani e gli occhi al cielo, ringraziando Iddio di cosí fatto soccorso e mercé, che aveva loro dato a bere sangue in memoria della sua sacratissima passione, alle cui piaghe aveva il licenziado quelle testudini offerte. Ora con questo sangue, e con molte ova che dentro di questi animali ritrovarono, e con la carne di loro cruda, si sostennero alquanti giorni, finché tutte cinque le mangiarono.
      In questo tempo, da quella isoletta di rena dove perduti stavano (e vi erano miracolosamente venuti), si vedeva un'altra picciola isola da tre leghe indi lontana; onde, per volere del licenziado e degli altri, un dí montarono cinque di loro nella canoa e andaronvi, per vedere se vi poteano acqua ritrovare che fosse buona per bere, perché dove stavano non ve ne era, ancorché avessero per ogni parte di quella piaggia arenosa con le mani cavato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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