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      E certo che il vedere tanto lieti quelli uccelli fra gli figli e le ova loro pareva una dell'opere maravigliose di Dio, il quale aveva quei famelici cristiani ivi condotti, perché fra tanta fame e tribulazione avessero che mangiare per saziarsi.
      Qui viddero anco molte testudini, e cosí grandi o forse maggiori dell'altre che mangiate prima si avevano, e un grandissimo numero anco di lupi marini, che era strana cosa a vederli e contemplarli.
      Vi era alcuno fra quella compagnia che si mangiava e sorbiva 50 o 60 ova senza alzarsi da un luogo, senza l'altre molte che si mangiava di tempo in tempo. Altri mozzavano le teste di quelli uccelli, che non fuggivano da loro, e si succiavano quel sangue. Altri rivolgevano sossopra le testudini per mangiarle e berne il sangue, come già nell'altra isola fatto avevano. Onde, perché mangiavano ogni cosa cruda, facilmente si infermavano, e la sete del continuo cresceva e si faceva maggiore, onde ne venivano a morire di giorno in giorno. E il sole era tanto che li penetrava fino alle viscere, senza avervi riparo alcuno.
      In tante angustie e flagelli non cessavano mai dalla orazione, e il licenziado, come catolico e principale fra gli altri, faceva ufficio di capitano e di cappellano, aiutando a sepellire i morti ed esortando i vivi al ben morire, ricordando loro quello che il Salvatore nostro patí per la generazione umana, accioché tutti quelli che in questo pericolo si ritrovavano si togliessero volontariamente in pazienzia l'affanno loro. Sí che il medesimo licenziado, cavando con le mani nell'arena, aiutava a fare le sepolture, e ancorché non avesse ordine sacro diceva i responsorii e gli aiutava e nella vita e nella morte il meglio che poteva perché si salvassero: onde tutti lo temevano e lo rispettavano come loro signore e come padre.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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