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      Tutti stavano allegri col cuore e con buona disposizione di non dovere riputare amara la morte, quantunque venisse, cosí si erano nelle afflizioni assuefatti e avezzi.
      Avendo già fuoco e acqua costoro, e di quelle testudini e ova e uccelli che dalla seconda isoletta portavano, erano in gran speranza venuti di dovere vivere, e dicevano che, poiché fino a quella ora cosí gran miracoli aveva per loro fatti il Signore Iddio, non si dovevano isconfidare di doverne anco la perfetta salute ottenere, e di dovere da quelli luoghi uscire.
      Quest'acqua che bevevano a certi quarti della luna si faceva piú dolce che in altri tempi, e con certi venti medesimamente, che erano il nordeste e il sudueste, ed era piú salsa col sueste che col norveste. Di modo che era bisogno con questi tempi rimediare accecando il fonte e facendone un altro ivi da presso: e a questo rimediavano alla miseria loro.
      E diede loro Iddio cosí copiosamente quest'acqua quanto si vede essere in qual si voglia indeficiente fonte. E si ha da tenere questo per certo, che di tutte le cose necessarie alla vita umana l'acqua buona è necessarissima, e quando ella sola manca non si può l'uomo, benché tutte l'altre cose abbia, rallegrare, perché tutti quelli di questa compagnia che dell'acqua del mare bevettero morirono, come se potentissimo veleno bevuto avessero.
      Onde, perché tutti vedevano che quest'acqua uccideva, un paggetto del licenziado, chiamato Luigicco, avendo gran sete (prima che l'acqua buona avessero), perché vidde nel lito una lupa marina dare il latte a due suoi luparelli, s'accostò pian piano e, toltone uno dalla tetta di sua madre, vi pose esso la bocca il meglio che puoté, per non essere da quel ferocissimo animale sentito.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Signore Iddio Iddio Luigicco