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      I marinai e gli altri che questo vedevano se ne facevano beffe, e tenevano per una burla questa impresa del licenziado, che si avea posto in cuore d'ammazzare qualche tiburone prima che abbonacciasse il mare, e se potesse con la canoa all'altra isoletta andare per la monizione ordinaria. Sí, perché impossibile il tenevano, non volsero gli altri seguirlo.
      Allora esso e un suo creato chiamato Spinosa Montagnese, di gentil cuore, posero nell'acqua un lupo marino morto, di quelli che nella piaggia dell'isoletta stavano. Il licenziado diede quello istromento in man di Spinosa e cosí gli disse: "Vienmi dietro e fa' quello che io ti dirò". Esso si menava il lupo dinanzi, e l'acqua stessa glielo aiutava portare, e l'andava drizzando verso un gran tiburone che vedeva, e giunse finché l'acqua li dava nel petto. Quando il tiburon vidde il lupo, gliene venne odore, se ne venne al dritto. Allora il licenziado accennò con l'occhio a Spinosa che si ponesse in certa parte della piaggia e stesse in cervello per non errare il colpo. Il tiburone, quando giunse, volse Iddio che egli non desse già di sotto il colpo, perché sarebbe stato possibile che il licenziado fosse restato senza una gamba o pure senza la vita. Egli si faceva a poco a poco a dietro, tenendosi sempre il morto lupo dinanzi. Ora il pesce diede un gran morso nel lupo, e al tirar co' denti fece con la botta andare il licenziado a cadere sotto l'acqua. Ma esso si ritornò presto ad alzare, e a ritirarsi verso dove Spinosa stava con quello istromento a due mani alzato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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