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      Il tiburone, inghiottito quello che co' denti afferrato aveva, seguiva tuttavia dietro alla caccia, e perché andava incarnato e cieco dalla sua golosità vi stese di nuovo la bocca. Onde, quando parve al licenziado il tempo, disse al suo servitore: "Dàlli, dàlli". Ed egli cosí fece, che li chiavò quel ferro, che era ben grande e grosso quanto un catenaccio, nel cerebro. Quando il pesce si sentí ferito, s'alzò e mosse in un subito e con tanta furia che ne fece andare Spinosa sotto acqua; il quale, insieme col licenziado, attaccati alla corda che si disse, furono buon pezzo dal pesce portati a forza dentro l'acqua, fin che alle voci d'amendue corse l'altra gente a soccorrerli, e tirando tutti la corda cavarono mezzo il tiburone in terra, che già venia morto.
      Ed era femina, perché, avendolo poi posto tutto su la piaggia, viddero che era già presso al parto. Tutti lieti di questa buona caccia sventrarono il pesce, e ne cavarono 35 tiburoncelli, ognun de' quali era duo palmi e mezzo: ed erano questi piccioli un buon mangiare. Ma non durarono piú che due giorni e mezzo con la carne della madre, perché, non avendo sale, il resto poi si corroppe e guastò. Ma mentre si mantenne ebbero che mangiare, finché il mare s'abbonacciò e si possette con la canoa all'altra isola passare. Di qui si cava che Iddio vuole che gli uomini facciano quello che è in loro, che esso col suo favore li soccorre e dà industria (come in questo caso si vidde), accioché quello che pare impossibile si faccia facilissimo, quando a lui piace, e da quelli specialmente che hanno una intiera confidanza e fede nella bontà dell'omnipotente Iddio.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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