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      Egli scrisse tosto al governatore Fernando, dandoli conto della venuta sua a salvamento e baciandoli la mano per le cortesie che seco usate aveva in provederlo in tanta necessità. Di questa lettera ebbe presto risposta da Fernando Cortese, che mostrava avere gran piacere del suo venire, e li replicò come magnanimo signore e gentil cavaliero, pregandolo che non si prendesse travaglio in dovere andare cosí presto a vederlo, perché il camino era lungo e la stanchezza della travagliata passata vita li richiedeva qualche riposo, e che esso sapeva che Diego d'Ocampo era suo molto amico, e che esso di piú gli aveva ordinato che lo trattasse come la sua persona propria; e con queste scriveva altre parole amorose e dolci. E nel vero il licenziado fu festeggiato e servito, in trentacinque giorni che ivi s'intertenne, come se in casa di un gran prencipe giunto fosse, né un gran prencipe averebbe piú potuto fare ad un suo stretto e principale parente o fratello di quello che qui fecero al licenziado, che nel vero assai degno n'era, per le sue rare qualità.
      Riposato che si fu il Zuazo in Medellino 35 giorni, si partí con Diego d'Ocampo, con dieci cavalli e con fino a sessanta Indiani a piedi per servigio loro, cosí per governare i cavalli e portare loro dell'erba come per ogni altra cosa. Per tutti i luoghi onde passavano uscivano tosto fuori i cristiani e le genti principali delle terre a riceverli, e gli albergavano nelle principali e miglior case, e li servivano come signori di varie vivande, come erano pavoni, conigli, galline e coturnici, e del pane di quella contrada, che è assai buono, quel del maiz, che nella Nuova Spagna ne fanno gentili tortanelli.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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