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      Il quale, perché si sentia dirotto del camino e della mala notte avuta, e per essere quel dí cosí gran festa, averebbe voluto ivi quel giorno riposarsi; ma non vi fu ordine che consentire glielo volessero, onde, desinato che ebbero, si partirono. Qui un servitore del governatore Fernando Cortese, mosso a compassione di vedere andare un tale cavaliero a quel modo, gli diede tre muli carichi di rinfrescamento e un altro con un letto. E cosí si partirono, senza acconsentire che col Zuazo andasse niuno de' servitori suoi, né persona che avesse a fare cosa che comandata o voluta avesse. Di questo modo cavalcarono tre giorni, finché giunsero dove dicono Tepeaca, e qui giunsero tre servidori del licenziado, che gli dissero quanto in Mescico si fosse ogni uomo della sua prigione risentito, e come si era molta gente armata per ammazzare il fattore e 'l proveditore regio, i quali si erano a strani termini ritrovati, finché da certe fenestre di una stanza forte nella quale salvati si erano dissero che la prigione del licenziado si era esequita per mandato regio, e avevano mostrato la cedula e l'ordine di Sua Maestà. E benché alcuni dicessero che la cedula e l'ordine non veniva a loro, ma al governatore Cortese, e che essi traposti vi si erano ad esequirla per malivolenzia e per odio che al licenziado portavano, e per ribellarsi e sollevare a loro voluntà quel popolo, nondimeno, sotto questo scudo che per vigore della cedula di Sua Maestà fatto s'era, si quietò il tumulto e lo scandalo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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