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      E cosí in quel giorno, che fu di domenica, agli otto di luglio 1520, uscimmo di tutta la provincia di Culua e arrivammo ai luoghi della detta provincia di Tascaltecal, alla città di Gualipan, che ha quasi quattromila case; dove fummo dagli abitatori ricevuti benignamente, e ci ristorammo alquanto dalla fame e dalla stanchezza che pativamo, benché molte cose da viver che ne davano ne le davano per danari, e alcuni non volevano se non oro, ed eravamo a forza costretti a darlo per la necessità che pativamo. Qui stemmo tre giorni, dove mi vennero a vedere il magiscacin di Secutengal e tutti i signori di quelle provincie, e si sforzarono di consolarmi circa le cose che m'erano intervenute, dicendo che spesso mi avevano avisato che quegli di Culua erano traditori, e che mi dovessi guardar da loro, nondimeno che io non avevo voluto mai prestar lor fede. Ma, poi che io avevo scampata la vita, dovessi rallegrarmi, che erano per darmi aiuto finché avessero lo spirito, per ristorarmi del danno che quei di Culua mi avevano fatto, perché, oltra l'obligo che erano sudditi dell'Altezza Vostra, si dolevano e attristavano della morte di molti lor fratelli e figliuoli che nella mia compagnia erano stati uccisi, e d'altre varie ingiurie fatte da quegli a loro ne' tempi passati. E che io tenesse per certo che mi sariano fedeli e veri amici, e perché io e gli altri miei compagni tutti eravamo feriti, dovessimo andare ad una città che era distante quattro leghe da quella terra, e quivi ci riposaressimo, e che provederiano che fussimo medicati e ristorati delle nostre fatiche e stanchezza.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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