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      Il giorno seguente, posto l'ordine con gli ambasciatori di Guacachula donde e in che modo dovessimo entrare nella detta città, mi partii de lí un'ora avanti giorno, e quasi a dieci ore di giorno arrivammo a quella dove andavamo. E due leghe lontano mi vennero incontra per ricevermi alcuni ambasciatori della detta città, e mi avisarono che già tutta era apparecchiata all'impresa e che gli nemici non avevano intesa la mia venuta, percioché le spie e le vedette che avevano poste nella strada, le quali erano degli abitatori della città, le avevano fatte prigioni, e similmente l'altre tutte che li capitani di Culua avevano ordinato che salissero sopra le mura e torri, donde potessero guardar la pianura: e perciò tutta la gente nemica stava sprovista e in ozio, confidandosi nelle guardie che avevano poste, e che io mi potevo appressare senza loro saputa. E mi affrettai per arrivar là prima che intendessero la nostra andata, percioché noi camminavamo per la pianura e facilmente ne potevano vedere dalla città. E con effetto si conobbe che noi fummo visti dagli abitatori della città, che, vedendoci esser vicini, subito circondarono gli alloggiamenti ne' quali erano i capitani di Culua, e cominciarono a combattere con gli altri che erano alloggiati per la città; ed essendo io lontano da quella quasi un tiro di balestra, mi vennero incontra menandomi quaranta prigioni. Nondimeno sempre sollecitavo d'entrar nella città, nella quale si sentivano grandissimi gridi di coloro che combattevano co' nemici per tutte le contrade.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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