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      La sera essendo giunto agli alloggiamenti e avendo inteso la rotta di Pietro d'Alvarado, il giorno seguente a buon'ora deliberai d'andare al suo campo, per riprenderlo del passato errore e intender quel che egli aveva preso e dove fusse accampato, e per avisarlo d'ogni cosa che appartenesse alla sua difesa e all'offesa de' nemici. Giunto che fui nel suo campo, ebbi grandissima maraviglia come avessero potuto prender sí gran parte della città e tanti e sí cattivi ponti, e, avendo ciò visto, non lo riputai degno di tanta grave riprensione quanto mi pareva prima; e, posto l'ordine di ciò che si aveva da fare, il giorno istesso me ne ritornai al mio campo.
     
     
      L'ordine dato dal Cortese per dar l'assalto alla città.
     
      Dopo questo molte fiate entrai nella città per i luoghi soliti, e in due luoghi combattevano coloro che erano ne' brigantini e nelle canoe, e io nella città in quattro luoghi, avendo continuamente vittoria e morendo grandissimo numero de' nemici, percioché ogni giorno veniva gran moltitudine di gente in nostro aiuto. Indugiavo d'andar piú oltre, prima per veder se gli nemici lasciassero la ostinazione e il mal animo che avevano, dipoi perché la nostra entrata non poteva esser senza grandissimo pericolo, essendo essi molto uniti e allegri e avendo deliberato di morire. Gli Spagnuoli, vedendo questa cosa prolungarsi tanto, essendo già passati venti giorni che non avevano mai mancato di combattere, molto piú che si potesse credere mi erano importuni, come ho detto di sopra, che entrassimo a prender la piazza: la quale essendo pigliata, rimaneva a' nemici pochissimo spazio dove potessero mettersi a difesa, e se non si avessero voluto arrendere sariano stati astretti a morirsi di fame e di sete, non avendo da bere salvo che l'acqua salsa di quel lago.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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