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      E facendo io mia scusa, il tesoriero di Vostra Maestà mi fece a sapere che tutti coloro che erano nel campo erano di parere che io dovessi pigliar la piazza, onde e a lui e ad alcuni altri uomini da bene che si trovavano presenti risposi che la loro intenzione era ottima, e che io piú che gli altri desideravo cotal cosa; nondimeno non la mandavo ad effetto solamente per la cagione che essi per la lor grande instanzia mi sforzavano dire, la quale era questa, che avegna che gli altri facessero ciò di buon animo, nondimeno, essendo in questa impresa grandissimo pericolo, che sariano molti i quali non la mandariano ad esecuzione. E finalmente per la loro importunità acconsentii di fare ogni cosa a me possibile in tal impresa, avendo prima comunicato il mio consiglio co' soldati degli altri campi.
      Il dí seguente parlai con alcuni de' principali, e deliberai di far a sapere all'esecutor maggiore e a Pietro d'Alvarado che 'l giorno seguente eravamo apparecchiati d'entrar nella città e affaticarci d'arrivare alla piazza; e scrissi ciò che essi avevano da fare dalla banda della città di Tacuba, e oltra le lettere mandai là due miei famigliari che li certificassero del tutto. E l'ordine col quale doveva procedere ogni cosa era tale: che l'esecutor maggiore con dieci cavalieri cento fanti e quindeci tra balestrieri e schioppettieri andasse agli alloggiamenti di Pietro d'Alvarado, e ne' suoi rimanessero gli altri dieci cavalieri, e tra loro ponessero ordine che 'l giorno vegnente, che si doveva dar l'assalto, si mettessero in aguato dopo certe case e conducessero le lor bagaglie non altrimenti che se volessero partirsi, acciò gli abitatori della città uscissero a seguitargli e i cavalieri posti in aguato gli assalissero dietro; e il detto esecutor maggiore con tre brigantini che aveva e tre altri di Pietro d'Alvarado andasse a quel mal passo dove fu rotto il detto Pietro, e sollecitasse di riempire il predetto passo, andando e prendendo tuttavia piú avanti, né piú avanti andassero né prendessero se prima non riempivano e acconciavano i luoghi presi; e se potevano senza lor gran pericolo pigliare insino alla piazza, ne facessero ogni opera, percioché io ero per fare il medesimo, e avertissero che se ben io gli facevo avisati di questo, che non gli obligavo però a prender pur un passo della città onde ne potessero venire in danno alcuno.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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