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      Nondimeno, subito che gli assaltarono, gli costrinsero a ritirarsi nella rocca, che avevano in quella sommità molto erta e forte; e misero a sacco e abbrucciarono la città in brevissimo spazio, fuggendosi gli nemici alla rocca, la quale l'esecutor maggiore non volse che si combattesse, per esser già l'ora tarda e la gente molto stanca per la fatica, avendo combattuto tutto 'l dí. Gli nemici consumarono tutta quella notte in grandissimi gridi e strepiti di timpani e di corni.
      Il giorno seguente a buon'ora l'esecutor maggiore cominciò a condurre li soldati, acciò salissero il colle per combattere con gli nemici ritirati nella rocca, benché ciò facessi con qualche paura, pensando che dovessero far resistenza. Essendo giunti là suso, non trovarono alcuno de' nemici, e certi Indiani amici nostri descendendo dal colle rapportarono che non vi era alcuno, ma all'alba tutti s'erano partiti; e subito viddero nella pianura d'ogn'intorno grandissimo numero di gente, che erano gli Ottumiesi. Li nostri da cavallo, pensando che fussero nemici, andarono contra di loro e ne ferirono tre o quattro: ed essendo il linguaggio degli Ottumiesi differente da quello di Culua, non gli intendevano, se non che gettate l'armi ricorrevano agli Spagnuoli, e nondimeno ne avevano feriti tre o quattro; ma essi ben conobbero ciò esser avenuto perché non erano stati conosciuti. E poiché gli nemici non aveano aspettato, gli Spagnuoli deliberarono di ritornare per un'altra lor terra che similmente s'era ribellata, la qual, vedendo tante genti muoversi contra di lei, gli ricevette benignamente.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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