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      A questo modo e con quest'ordine entrammo nella cittą cinque o sei giorni continui, e nella ritirata comandavamo sempre che li nostri amici andassero avanti, e alle volte, ponendo in aguato alcuni Spagnuoli in certe case, i cavalieri rimanevano e noi fingevamo di ritirarci per forza per indurgli ad entrar nella piazza, e cosķ, col mettere in aguato li fanti, ogni dķ al tardi ne ferivamo qualcuno. E un giorno tra gli altri erano in piazza 7 over 8 cavalieri aspettando l'uscita de nemici, e non gli vedendo uscire finsero di partirsi, e gli nemici, sospettando d'esser feriti nel ritorno da que' cavalieri, come solevano fare, se ne stavano ascosi dopo li muri e ne' cortili: ed era infinito il numero de' nemici che seguitavano questi otto o nove, e avevano presa la bocca d'una strada che non li lasciava offendere; onde i nostri furono astretti a ritornarsene e gli nemici, insuperbiti per averli forzati a ritirarsi, a guisa di cani rabbiosi andavano loro adosso. Coloro, che combattevano con riguardo, si ritiravano dove non potessero patir danno; i nostri ricevevano gran danno da coloro che stavano dietro i muri, sķ che furono astretti di ritirarsi e ferirono due cavalli, il che fu cagione che io ordinai d'ingannarli con insidie, come racconto alla Maestą Vostra. E quel giorno ad ora assai tarda giugnemmo al campo, lasciando sicuri i luoghi presi per esser gettati a terra: e gli abitatori della cittą erano molto lieti, pensandosi che noi ci fussimo partiti di paura. E quella notte mandai messaggi all'esecutor maggiore, che avanti dķ con quindeci cavalli tra' suoi e quelli di Pietro d'Alvarado venisse al nostro campo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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