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      E quel dí non avemmo danno alcuno nel nostro campo, salvo che, uscendo noi dell'agguato, avenne che, scorrendo due cavalieri, cadde uno di loro d'una cavalla, la quale se n'andò a diritto nella schiera de' nemici, che di molti colpi di freccie la ferirono: ed ella, sentendosi ferita, se ne ritornò a noi e morí quella notte. Benché n'avessimo gran dispiacere, essendo li cavalli e le cavalle molto a proposito per nostra salvezza, nondimeno non tanto ci dolse quanto se fusse morta appresso li nemici, come pensammo che dovesse esser con effetto, percioché, se cosí fusse avenuto, averiano avuto maggiore allegrezza che dolore della lor gente che avevamo uccisa. Quel giorno medesimo li brigantini con le canoe de' nostri amici fecero grandissima uccisione de' nemici, senza ricever danno alcuno.
     
     
      Come il Cortese entrò all'alba nella città e fece gran danno a' nemici, molti di loro uccisi e molti fatti prigioni con grandissima preda; prese del tutto la strada che va a Tacuba, abbrucciate le gran case del signor Guautimucin e piú altre, e molte gettate a terra.
     
      Sapendo noi che li cittadini già erano sbigottiti, da due di loro di mezana condizione, li quali di notte erano usciti della città e venuti nel nostro campo cacciati dalla fame, intendemmo che la notte essi uscivano a pescar tra le case della città, e venivano in quella parte che avevamo presa, cercando legne, erbaggi e radici da mangiare; e avendo ripieni molti canali delle contrade dove scorreva l'acqua, e acconci molti cattivi passi, deliberai di entrar nella città all'alba e di far loro ogni danno che fusse possibile.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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