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      Li fece saper inoltre che, con tutte le diligenze ch'ei faceva, non gli era possibile ritener la gente, perché quella che vi era la sera non si trovava la mattina, perché coloro che gli erano menati prigioni, posti ch'erano il giorno dipoi in libertà, se n'andavano; e che dalla sera alla mattina gli accadé veder mancarsi dugento uomini. Sí che ei lo pregava per tanto molto affettuosamente a non partirsi per insin che giungesse da lui, perch'egli volea venir meco a ragionamento in questa città, e che, se lo lasciavano là, pensava di morirsi di dolore. E veduta tal lettera di lui, si risolvé il capo maggior di giustizia d'aspettarlo. Cosí ne venne a quello di là a due dí doppo scrittogli, e di là mi spedirono un messo, col qual mi faceva a sapere il capo sudetto che l'adelantado veniva ad abboccarsi meco in questa città, e venendosene a picciole giornate sin ad un luogo abitato chiamato Cicoache, a' confini di queste provincie, che aspettarebbono in quello la mia risposta. Mi scrisse appresso l'adelantado, per aviso del mal apparecchio ch'egli avea e del mal animo che la sua gente gli avea mostrato; laonde, perché ei credeva ch'io avrei apparecchio da poter rimediarli, cosí in provederlo della mia gente come nel resto che li bisognasse, e perché conoscea di non poter esser aiutato né sovvenuto per man d'altri, s'era risoluto di venir meco a ragionamento; e m'offeriva il suo figliuolo maggiore con ciò che egli aveva, e sperava di lasciarmelo, ch'egli mi fusse genero, maritandosi con una mia figliuola picciola.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Cicoache