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      E doppo questo, in presenzia di tutti coloro che quivi erano, mi disse che, poi ch'io tanto disturbavo e tanto temevo l'entrar per terra, mi rimanesse e mi prendessi la cura de' navilii e della gente, e che stanziasse e abitasse se arrivavo prima di lui. Io mi scusai di non volerlo fare. Dipoi la sera medesima mi mandò a pregare ch'io volessi pigliarmi quel carico de' navilii, ma, vedendo che con tutto quel suo importunamento io tuttavia ricusavo, mi domandò per qual cagione io cosí stesse ostinato a non volerlo accettare. Al che io risposi ch'io fuggivo quel carico perché tenevo per cosa certissima che né egli era per riveder mai piú i navilii, né i navilii lui, e che questo giudicio io facevo dal vedere che cosí male in ordine e senza provisione s'entrava per la terra adentro; onde io volevo piú tosto arrischiarmi al pericolo al quale s'arrischiava egli e gli altri, e passar quello ch'essi passavano, che prendermi il peso de' navilii e dare occasione che si dicesse che, doppo l'aver contradetto all'entrar per terra, mi fussi rimaso per paura, e l'onor mio andasse in disputa, volendo io piú tosto esporre la vita ad ogni pericolo che mettere l'onor mio a condizione tale. Il governatore, vedendo che egli meco non faceva frutto alcuno, fece che molti altri me ne pregarono, alli quali io risposi il medesimo che a lui; e cosí finalmente egli fece suo luogotenente per li navilii uno alcalde che non aveva menato seco, e chiamavasi Caravallo.
      Il sabbato, che fu il primo giorno di maggio, quel dí medesimo che ciò s'era fatto, il governatore fece dare a ciascuno di quei che dovevano venir con noi due libre di biscotto e mezza libra di carne di porco, e cosí ci partimmo per entrar per la terra adentro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Caravallo