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      E dipoi che entrammo in casa del cacico o signore loro, ci diede molto pesce, e noi gli demmo del pane di frumento che portavamo, e lo mangiarono in nostra presenzia e ce ne domandarono dell'altro, e noi ne demmo a loro, e il governatore diede al caciche molte cosette. E stando seco nella sua casa, intorno a mezza ora di notte gli Indi assaltarono noi e quegli altri de' nostri che stavano molto male, gettati per quella costa, e assalirono ancora la casa del cacico, dove era il governatore, e lo ferirono d'una pietra nel viso e presero il cacico. Ma egli, avendo i suoi cosí vicini, scampò via e lasciò una sua manta di pelli di mardole zibelline, che sono al parer mio le megliori di tutto il mondo, e hanno uno odore che non pare se non d'ambra e muschio, e si sente l'odore gran pezzo lontano: ve ne vedemmo ancor dell'altre, ma niuna ve ne era che fusse come quella. Noi, vedendo il governatore ferito, lo mettemmo nella barca e facemmo che seco si riducesse alle barche la maggior parte della gente, e restammo in terra solamente cinquanta uomini per combattere con gl'Indi, che quella notte ci assalirono tre volte, e con tanto impeto che ogni volta ci facevano ritirare un tratto di pietra: e niuno vi ebbe de' nostri che non fusse ferito, e io fui ferito nella faccia, e se, come essi si ritrovarono con poche frezze, ne avessero cosí avute molte, per certo ci averebbono fatto troppo gran danno. L'ultima volta si posero in aguato i capitani Dorante, Pegnalosa e Tellos con quindeci uomini, e diedero loro nelle spalle, e in modo tale che gli fecero fuggire e ci lasciarono; e il dí seguente io ruppi a loro piú di venti canoe, che ci valsero per una tramontana che soffiava, e per tutto quel giorno ci convenne star quivi con molto freddo, senza avere ardire d'entrare in mare per la gran tempesta che vi era.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Dorante Pegnalosa Tellos