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      Doppo questo tornammo ad imbarcarci e navigammo tre giorni, e avendo presa poca acqua, come pochi ancora erano i vasi che avevamo ove portarla, tornammo a cadere nella medesima necessità di prima. E seguendo il viaggio nostro entrammo nello stretto, ove stando vedemmo venire una canoa d'Indiani, e come noi li chiamammo vennero, e il governatore, alla barca del quale s'erano accostati, loro domandò dell'acqua, ed essi gliene offersero, purché si dessero loro vasi dove portarla. E un cristiano greco chiamato Doroteo Teodoro, del quale disopra s'è fatta menzione, disse che voleva andar con essi loro, e quantunque il governatore e molti altri s'affatigassero di sconsigliarlo, egli tuttavia volle andarvi, e menò seco un nero, e gl'Indiani lasciarono per ostaggi due di loro. La sera quelli Indiani tornarono e portaronci i nostri vasi senza acqua, e non rimenarono i due cristiani nostri; e quelli due loro che erano rimasi per ostaggi, tosto che essi parlarono loro, si volsero gettare in acqua, ma i nostri che gli avevano in barca li ritennero, e cosí gli altri Indiani se ne fuggirono, e lasciaronci molto confusi e tristi per li due cristiani che avevamo perduti.
      La mattina seguente vennero da noi molte altre canoe d'Indiani, domandandoci i duoi loro compagni che ci avevano lasciati per ostaggi: il governatore rispose che li darebbe, purché essi ci rendessero i due cristiani. Con questa gente venivano da cinque o sei signori, e ci parve la piú ben disposta e di maggiore autorità e conserto di quanti altri ne avevamo trovati fin qui, benché di persona non fussero cosí grandi come gli altri che abbiamo contati.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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