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      E andando era tanta la corrente del fiume che in niuna maniera non ci lasciava arrivare, anzi ci rispingeva dalla terra, e noi altri affaticandoci e ostinandoci per prenderla, la tramontana che veniva da terra cominciò a crescer tanto che ci rigettò al mare, senza che potessimo fare altro: ed essendo a meza lega in mare, misurammo e trovammo che con trenta braccia non potevamo prender fondo, e non potemmo conoscere se la corrente era cagione che non potessimo pigliare. E cosí navigammo due giorni, travagliando tuttavia per pigliar terra, e al fine di quelli duoi giorni un poco avanti l'uscita del sole vedemmo molti fiumi per la costa, e affaticandoci per arrivar dove quegli erano, ci trovammo in tre braccia d'acqua, e per essere notte non ardimmo di pigliar terra, perché, avendo veduti tanti, credevamo che ci potesse avenir qualche pericolo, senza che noi per la molta scorrenza potessimo vedere che facevamo: e per questo determinammo d'aspettare alla mattina, e cosí, essendo venuto il giorno, ciascuna delle nostre barche si trovò separata dall'altre, e io mi trovai in trenta braccia. E seguendo il viaggio mio, all'ora del vespro viddi due barche, e accostatomi alla prima viddi che era quella del governatore, il qual mi dimandò che mi parea che dovesse farsi; e io gli disse che mi pareva di ricuperar quella barca che andava avanti, e che in niuna guisa non la lasciasse, e che, unite tutte tre quelle nostre barche, noi seguissimo poi il viaggio nostro ove Iddio ci guidasse. Egli mi rispose che ciò non poteva farsi, perché quella barca era molto dentro al mare, e vi volea prender terra, e che, se io voleva esser seco, facesse che quei della barca mia prendessero i remi e si sforzassero quanto poteano, perché a forza di braccia conveniva prender terra: e a questo lo consigliava un capitano che era seco, chiamato il capitan Pantossa, dicendo che se quel giorno non si prendeva terra, non si prenderebbe poscia in altri sei, e tra tanto era necessario morir di fame.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Iddio Pantossa