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      Il dí appresso, nel far del giorno, che era l'ora che gli Indi avevano detto, essi vennero a noi e ci portarono molto pesce e alcune radici che essi mangiano, e sono come noci, e qual piú e qual manco, e si cavano di sotto l'acqua con molto stento. Al tardi ritornarono di nuovo e ci portarono piú pesce e delle medesime radici, e menarono con essi loro le donne e i figliuoli, perché ci vedessero, e cosí se ne tornarono ricchi di corone e sonagli che loro donammo, e l'altro giorno ci tornarono a visitare con le medesime cose che l'altre volte. Ora, vedendo noi altri che eravamo già provisti di pesce, di quelle radici, d'acqua e d'altre cose che potemmo, ci accordammo d'imbarcarci e seguire il viaggio nostro, e cavammo la barca dell'arena nella quale era fitta: e ci bisognò spogliare nudi, e patimmo gran fatica per vararla in acqua, per esser noi altri tanto deboli che cosa piú leggiera che quella ci averia dato gran fatica. E cosí imbarcati a due tratti di balestra dentro il mare, ci diede tal colpo d'acqua che ci bagnò tutti, ed essendo noi ignudi e il freddo molto grande, rallentammo le mani ai remi, e un altro colpo che il mare diede la barca si rivoltò; onde il veditore e due altri uscirono fuora per scampar nuotando, ma a loro avenne molto al contrario, perché la barca li colse sotto e s'affogarono. Essendo quella costa molto brava, il mare con un'onda ci gettò tutti a terra nella medesima costa, tutti involti nell'acqua e mezzo affogati, senza che di noi mancassero altri che quei tre, i quali la barca si aveva colti sotto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486