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      E sí come divisammo cosí facemmo, e avanti che mettessimo la barca in acqua Tavera, un cavaliere della compagnia nostra, si morí, e la barca che noi altri pensavamo che ci portasse fece ancor ella il fin suo, e non poté sostenere se stessa e subito s'affondò. Onde, stando noi nella maniera che s'è detto e nudi, e il tempo cosí forte per camminare e passar fiumi e golfi a nuoto, né avendo vettovaglia o sostentamento alcuno, né modo da portarne, determinammo di far quello a che il bisogno e la forza ci stringeva, cioè d'invernar quivi; e accordammoci similmente che quattro de' nostri piú forti andassero a Panuco, credendoci di starvi presso, e che, se a Dio nostro Signore fosse piaciuto che vi arrivassero, dessero nuova come noi eravamo quivi e della nostra necessità e travagli. Questi che andavano erano molto grandi natatori, e l'uno si chiamava Alnaro Ferrante, portoghese, carpentiere e marinaro, il secondo si chiamava Mendos, e il terzo Figheroa, che era natio di Toleto, il quarto essendo natio di Zaffra e menavano seco un Indo che era dell'isola de Avia.
      Partiti questi quattro cristiani, indi a pochi giorni venne un tempo tale di freddo e di tempeste, che gl'Indi non poteano trovar le radici, e de' canali ove soleano pescare non cavavano frutto alcuno; ed essendo le cose cosí triste si cominciarono a morire molte genti, e cinque cristiani che stavano in Xamo, nella costa, vennero a tale estremità che si mangiarono l'un l'altro, finché restò un solo, per non aver chi lo mangiasse.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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