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      E cosí ci separammo e ciascuno se n'andò co' suoi Indi, e io stetti co' miei fino a' tredeci della luna, e la deliberazione mia era di fuggirmene agli altri Indi quando la luna fusse piena. A' tredeci del detto mese arrivarono da me Andrea Dorante ed Estevanicco, e mi dissero che avevano lasciato Castiglio con altri Indi che si chiamavano Canagadi, che stavano quivi vicini, e che essi avevano passato molto travaglio e s'erano perduti fra via, e che il giorno avanti i nostri Indi s'erano mutati di luogo e andati verso dove stava Castiglio, per unirsi con quei che lo tenevano e farsi amici tra loro, essendo insino a quel giorno stati nemici e in guerra: e in questo modo noi ricuperammo ancor Castiglio.
      In tutto il tempo che noi mangiavamo le tune avevamo sete, e per rimedio bevevamo del succo loro, il quale cavavamo in una fossa che facevamo in terra, e come era piena ne bevevamo finché eravamo sazii: è dolce e di color di mosto cotto; e questo si fa per non vi esser altri vasi dove metterlo. Vi sono molte sorti di tune, tra le quali ve ne sono di molto buone, benché a me tutte mi pareano buone, e la fame non mi lasciò mai spazio da poter fare scelta e giudicio di qual fusse migliore tra tutte. La maggior parte di tutta questa gente beve acqua piovuta e raccolta in alcune parti, percioché, quantunque vi sieno fiumi, nondimeno, perché essi non hanno mai stanza ferma, non hanno acqua particolarmente da lor conosciuta o luogo assegnato ove prenderla. Per tutto il paese son molte grandi e belli difese e di molto buoni pascoli per greggie, e parmi che sarebbe paese molto fruttifero, se fusse lavorato e abitato da gente che avesse ragione e conoscimento.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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