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      La mattina mi caricai di legna e pigliai duoi tizzoni e me ne tornai a cercarli, e andai in questa guisa cinque giorni, sempre col mio fuoco e carico di legna, perché, se il fuoco mi si spegnesse in parte dove non fusser legna, come in molti luoghi non ve ne sono, io avesse come fare altri tizzoni e non rimaner senza fuoco, che non avevo altro rimedio per il freddo, essendo io nudo come nacqui. E per la notte io avevo questo rimedio, che me n'andavo appresso qualche cespuglio de' boschetti ch'erano appresso i fiumi, e quivi mi fermavo avanti che il sole si corcasse e facevo in terra una fossa, e in essa mettevo molte legna, che si fanno d'alcuni arbori de' quali per quei luoghi è gran quantità; e mettevo insieme molte legna di quelle che erano cadute e secche, e intorno a quella fossa io facevo quattro fuochi in croce, e avevo pensiero di venir d'ora in ora rifacendo i fuochi; e facevo alcuni fasci di paglia, che per quei luoghi ve ne è molta, e con quella mi coprivo in quella fossa, e a questa guisa mi difendevo dal freddo delle notti. E una notte il fuoco cadde sopra la paglia che mi copriva, e stando io dormendo nel fosso, il fuoco cominciò ad ardere molto forte, e quantunque io saltassi fuori con molta furia, nondimeno mi rimase nei capelli il segno del pericolo che avevo passato. In tutto questo tempo io non mangiai boccone né trovai che mangiare, e andando scalzo m'uscí molto sangue dai piedi, e Iddio usò meco gran misericordia, che in tutto questo tempo non soffiò mai la tramontana, che altrimenti non vi era rimedio alcuno ch'io rimanessi vivo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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