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      Noi stemmo con quegli Indi Avavares otto mesi, e questi conti facevamo con la luna. In tutto questo tempo ci venivano molte genti a cercare, e diceano per cosa certa che noi eravamo figliuoli del sole. Dorante e il negro fino allora non aveano medicato, ma per la molta importunità di tante genti che ci concorrevano da ogni parte divenimmo tutti medici, ancorché nella securezza di prendere ogni cura era io il piú segnalato tra tutti: e niuno ne curammo mai che non ci dicesse d'esser sano, e tanta confidanza teneano in noi che non pareva loro potere essere sanati se non per nostra mano, e credeano che finché noi stavamo con esso loro niuno d'essi potesse morire. Costoro e quei piú addietro ci contarono una cosa molto strana, e per li segnali che ce ne fecero parea che avesse 15 o 16 anni che era accaduto, e questo è che diceano che per quel paese andò attorno un uomo ch'essi chiamavano Mala Cosa, che era picciolo di corpo e avea barba, benché non gli poterono mai vedere chiaramente il viso, e quando veniva a qualche casa, a tutti quei che vi erano dentro s'arricciavano i capelli e tremavano, e subito appariva alla porta della casa un tizzone ardente: e allora quell'uomo entrava in casa e pigliava qual volea di loro, e davali tre gran cortellate per li fianchi con una pietra focata molto aguza, larga come una mano e lunga due palmi, e metteva la mano per quei tagli e cavavagli le budella, e tagliavane da un palmo, e quel pezzo che tagliava metteva a cuocere sopra le brascie; e subito gli dava tre altre cortellate in un braccio, e la seconda gli dava per la salassatura, e staccavaglielo, e indi a poco glielo tornava a rattaccare, e mettevali la mano sopra la ferita, e diceano che subito colui ritornava sano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Indi Avavares Mala Cosa