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      E ciò era vero, perché quivi ce ne mostrarono e non ne potemmo mangiare. E ci dissero ancora che, fintanto che noi andassimo lungo il fiume, andremmo sempre tra gente che erano nemici loro e parlavano la medesima lingua, e che non aveano cosa che darci da mangiare, ma che ci riceveriano di molto buona voglia, e che ci darebbono molte coperte di bombagio e cuoi e altre cose di quelle che essi aveano, ma tuttavia lor parea che per niuna maniera noi non pigliassimo quel cammino. Dubitando noi quel che dovessimo fare, e qual via prendere che piú fusse al proposito e util nostro, c'intrattenemmo con costoro duoi giorni, e ci davano da mangiar frigioli e zucche. Il modo col quale le cuocono è tanto nuovo che l'ho voluto scrivere in questo luogo, perché si veggia e conosca quanto diversi e strani sono gl'ingegni e l'industrie degli uomini. Essi non hanno pignatte, e per cuocere quello che hanno da mangiare empiono mezza cocozza grande d'acqua, e nel fuoco mettono molte pietre, di quelle che piú agevolmente s'incendono, e quando le veggono infocate le pigliano con alcune tanaglie di legno e le gettano in quell'acqua nella zucca, finché la fanno bollire con quel fuoco di quelle pietre; e quando veggono che l'acqua bolle vi buttano quello che hanno da cuocere, e in tutto questo tempo non fanno se non cavare una pietra e mettere l'altra infocata, per far che l'acqua bolla e la cosa che vogliono si cuoca.
      Passati duoi giorni che quivi eravamo stati, ci determinammo d'andare a trovare del maiz, e non volemmo seguire il cammino delle vacche, perché è verso tramontana, e questo per noi era troppo gran giro, perché sempre tenemmo per fermo che andando verso ponente troveremmo quello che desideravamo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486